Riprendiamo un momento da dove eravamo rimasti: la morte di Magellano.
Morto Magellano, viene nominato un nuovo comandante, che peró non ha la simpatia di Pigafetta. Il marinario italiano, infatti, o non lo nomina o indirettamente cita dei comandanti che si vantano delle gesta compiute in realtà da Magellano. Fatto sta che il nuovo comandante ordina di rientrare in Spagna e di non fermarsi né nelle isole Filippine né nelle isole Molucche, che finalmente erano state raggiunte dopo settimane di viaggio. Nel frattempo, il nostro scrittore continua redigere il suo diario, scrivendo ogni giorno e badando di tenere aggiornato il calendario della nave Victoria, sulla quale ora si trova a concludere il viaggio.
Proprio per questo egli si sorprende molto quando, il 9 luglio 1522, dei marinai scesi a far rifornimento all’isola di Sao Miguel, nell’Oceano Atlantico Settentrionale, gli raccontano che secondo gli abitanti del posto è il 10 luglio, non il 9. Inizia da qui il “mistero del giorno perduto”. All’inizio Antonio Pigafetta non è sicuro, pensa che sia un errore suo o degli abitanti locali, che del resto sono portoghesi! Ma giunto nella Baia di San Lucar, vicino a Cadice, anche gli spagnoli gli dicono che è il 6 settembre 1522, non il 5. Com’è possibile?
Oggi noi sappiamo che il segreto sta nella rotazione del globo terrestre e nei fusi orari, per cui andando verso ovest dobbiamo spostare le lancette del nostro orologio indietro, mentre andando verso est dobbiamo spostarle in avanti. Pigafetta tutto questo non lo poteva sapere perchè nel 1522 stavano appena iniziando gli studi astronomici. Ecco che intorno a questa difficoltà sorgono nella mente del marinario anche altre domande: ma che cos’è il tempo? Perchè alcuni minuti paiono interminabili e invece alcune ore volano? Queste sono domande che richiedono una risposta filosofica e non tecnica.
Quindi il nostro avventuriero si chiude nella biblioteca di Cordova e incomincia a leggere Platone, il Timeo, il Teeteto e il Parmenide, le Enneadi di Plotino e La Summa Teologica di Tommaso, che conosceva a partire dai breviari scolastici. Questi testi, che hanno segnato la tradizione del pensiero occidentale, non danno però a Pigafetta la risposta che egli cerca perché, a suo dire, in essi il tempo è descritto come intimamente legato alla natura stessa di Dio. Mettere in discussione il tempo, notare una mancanza di ordine nel suo fluire, equivarrebbe allora a dire una bestemmia. “Ma allora come si spiega ciò che ho vissuto?”, si ostina a domandarsi Antonio.
Sarà il nunzio apostolico di Siviglia, Francesco Chiericati, a indicargli il percorso per la via d’uscita, ossia la teoria del tempo ne Le Confessioni di Agostino:
«È in te, spirito mio, che misuro il tempo. Non strepitare contro di me: è così; non strepitare contro di te per colpa delle tue impressioni, che ti turbano. […]. L’impressione che le cose producono in te al loro passaggio e che perdura dopo il loro passaggio, è quanto io misuro, presente, e non già le cose che passano, per produrla»[1].
«Chi nega che il futuro non esiste ancora? Tuttavia esiste già nello spirito l’attesa del futuro. E chi nega che il passato non esiste più? Tuttavia esiste ancora nello spirito la memoria del passato»[2].
[1] Agostino, Le Confessioni, Libro XI, paragrafo 36.
[2] Agostino, Le Confessioni, Libro XI, paragrafo 37.
Chi viaggia per molto tempo questo lo sa bene: si vive allo stesso tempo l’entusiasmo per il futuro sconosciuto, la nostalgia di casa e la sfida quotidiana nella ricerca di nuovi attuali riferimenti. Passato, presente e futuro non sono separati ma si intrecciano continuamente nell’interiorità della mia persona. È dunque il mio spirito, o meglio tutto ció che lo impressiona,
la vera misura della mia vita. Agostino ci dice che si può dire di aver vissuto solo se si ha saputo rischiare la propria vita e cercare orizzonti sempre più ampi.
Questa risposta affascina il nostro Pigafetta, ma chiaramente non risolve la questione del giorno perduto. Sempre il nunzio Chieravanti gli consiglia allora di confrontarsi con un astronomo Ruy Faleyro, che vive in Andalusia sotto il falso nome di Gian Batista Amici. Il nostro istancabile marinario raggiunge lo strano astronomo e quest’ultimo gli dà finalmente l’agognata soluzione scientifica al problema del giorno perduto, invitandolo a leggere il libro IV della Fisica di Aristotele.
«Noi apprendiamo il tempo solo quando percepiamo il movimento, e lo marchiamo col “prima” e col “dopo”; e solo quando percepiamo il “prima” e il “dopo” nel movimento diciamo che è trascorso del tempo»[1].
[1] Aristotele, Fisica, Libro IV, 220a 25, a cura di M. Zanatta, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1999, p. 245.
In conclusione, riassumendo di molto il ragionamento di Aristotele e di Pigafetta, per capire il moto delle tre navi di Magellano, non solo occorre tenere a mente che la terra gira su se stessa e intorno al sole in un senso antiorario, ma anche ricordare che le stesse navi, avendo circumnavigato il mondo avevano compiuto una rotazione, in senso orario, perdendo dunque un giorno.
L’enigma della misurazione è risolto, rimane il mistero del valore che vogliamo dare al nostro tempo qui e ora.
Agostino, Le Confessioni, Libro XI, in particolare i paragrafi 34 – 38 https://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm
Aristotele, Fisica, a cura di M. Zanatta, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1999.
Piperno F., Le due imprese di Pigafetta, Dialogica, Settembre, Nicolodi Editore, Rovereto, Trento, 2002. Una sintesi si trova al seguente link https://www.machina-deriveapprodi.com/post/le-due-imprese-di-pigafetta
Pigafetta, A., Relazione del primo viaggio intorno al mondo, a cura di Manfroni C., Istituto editoriale italiano, Milano 1956.
Pozzi M., «Politica e grandi scoperte geografiche», Laboratoire italien [Online], 8 2008, online dal 07/07/2011, consultato il 28/04/2022. URL: http://journals.openedition.org/laboratoireitalien/67
Comments are closed.